Impotenza e frustrazione davanti all’ennesima manifestazione di potere – Dalla scrivania del Presidente
Sento dire dai miei amici che sono di nuovo con la televisione sempre accesa, a volume basso, saltando da un canale all’altro, come all’inizio della pandemia Covid.
Di nuovo a guardare immagini di ospedali, di camion militari carichi di casse da morto, di visi disfatti dalla stanchezza e dalla paura. Aspettando sempre che la trasmissione si interrompa per annunciare che almeno è cessato il fuoco, che le due delegazioni hanno cominciato a parlarsi, che se pur sottovoce si sente pronunciare la parola pace.
Sulla mia scrivania c’è ancora il numero del 31 gennaio della rivista americana New Yorker, cui sono abbonato da trent’anni e da cui ogni settimana imparo qualcosa.
Il suo direttore, il mitico David Remnick, concludeva il suo editoriale di un mese fa con la frase “magari non è vero che Putin invaderà l’Ucraina. Ma quello che è certo è qualsiasi tentativo di occupare quel Paese provocherà una resistenza inaspettata”.
E questo è proprio quello cha sta accadendo in questi giorni e speriamo duri ancora a lungo. Non solo negli eroici soldati al fronte impegnati in uno scontro impari, ma anche in ogni ambito della società, dal mio giovane allievo dell’istituto oncologico di Kiev che ha trovato il tempo per mandarmi un messaggino in cui dice che sta bene e tiene duro, fino al suo Presidente Zelensky che in molti avevano liquidato come l’ennesimo comico prestato alla politica e che invece ha saputo parlare in zoom al Parlamento Europeo di Strasburgo come un grande capo di stato, coerente e coraggioso.
I meno giovani fra voi ricorderanno forse quel 25 agosto 1968, pochi giorni dopo l’invasione della Cecoslovacchia, quando un gruppetto di intellettuali russi ebbe il coraggio di inscenare una piccola manifestazione sulla Piazza Rossa a Mosca. Libertà per Praga, diceva uno dei loro cartelli, vogliamo libertà per voi e per noi!
Naturalmente bastò molto poco alle guardie del KGB per portarli alla prigione più vicina, ma uno di loro, Vadim Delaunay, disse alla Corte che lo processava che quei cinque minuti di libertà erano valsi la condanna che inevitabilmente il tribunale gli avrebbe inflitto.
Quasi trent’anni dopo, MiKhail Gorbaciov, riconobbe pubblicamente che quel seme di libertà aveva dato vita a un albero sano e frondoso e firmò la dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Il sentimento che tutti proviamo è quello dell’impotenza e della frustrazione, davanti all’ennesima manifestazione di strapotere dell’ennesimo autocrate maschio, ormai entrato nell’età della vecchiaia, isolato, sospettoso, aggressivo, incurante del pianto dei bambini e della disperazione delle loro mamme.
Non è bastato l’assedio di Sarajevo da parte di Milosevic, la distruzione dell’Iraq da parte di Bush e Blair con la scusa di armi chimiche di cui non riuscirono mai a dimostrare l’esistenza, i dolori infiniti del Cile sotto il vecchio Pinochet.
Abbiamo un disperato bisogno di giovani donne al potere, perché di uomini vecchi che dichiarano guerre ne abbiamo avuti abbastanza.
I volontari Gomitolorosa si metteranno presto al lavoro per realizzare manufatti da inviare in Ucraina, c’è bisogno di tutto il calore di cui siamo capaci.
Alberto Costa
Presidente Gomitolorosa Onlus