IMPARARE UNA LINGUA LAVORANDO A MAGLIA? LE MILLE RISORSE DEL MONDO DELLA LANA – Dalla scrivania del Presidente
Buon anno a tutti, per cominciare!
Il 2024 avrà pure un giorno in più quindi speriamo che sia buono e ci porti un po’ di pace. Mio nipote quattordicenne mi ha confessato durante il pranzo di Natale che non riusciva a godersi il buon cibo e il calore della nostra grande casa di famiglia perché era tormentato dal pensiero della distruzione dei kibbuz di Israele del 7 ottobre, dei villaggi di Gaza dei mesi successivi e del gelo e dello sgomento delle città ucraine sotto le bombe. Non ho potuto dargli torto e tutti ci siamo fermati, su sua proposta, per un minuto di silenzio per riflettere su come nonostante i tanti progressi della scienza e della tecnologia siamo ancora così indietro nelle nostre reazioni psicologiche e umane, con tanti pazzi (quasi tutti uomini, bisogna riconoscerlo) che invadono, distruggono, bombardano, stuprano, torturano, urlano…
Sono così tornato col pensiero all’emozione che avevo provato visitando il centro in Slovenia delle nostre amiche Nina Arnus e Anka Pintar di Skofja Loka, vicino a Lubiana, co-fondatrici assieme a noi della European Wool Exchange Foundation. Nina e Anka hanno un’associazione non profit che insegna la lingua slovena alle donne che arrivano nel loro Paese come profughe o clandestine, prima dalla Bosnia per l’assedio dei serbi a Sarajevo e poi da Siria e Afganistan. Nina e Anka hanno avuto l’idea geniale di provare a sostituire le tradizionali lezioni di lingua dalla cattedra (“latte” in sloveno si dice “mleko” e pane si dice “kruh”) con una seduta di lavoro a maglia in cui intanto dicevano per esempio “devo ricordarmi di comprare il pane e il latte, il mleko e il kruh”. Hanno così dimostrato che stando sedute intorno al tavolo, ognuna con i suoi ferri o il suo uncinetto, le donne rifugiate erano più rilassate e ascoltavano le altre apprendendo quasi spontaneamente le parole e cominciando poi a comporre le frasi.
Nina Arnus
Anka Pintar
Penso che abbiamo un disperato bisogno di cose come queste, di persone come Nina e Anka e come le nostre ormai tantissime volontarie di Gomitolorosa, per provare a compensare e a contrastare almeno un po’ questa marea di negatività che continua a riversarsi sulle nostre giornate.
Abbiamo bisogno di giornali con titoli diversi, di trasmissioni radio su argomenti positivi, di film che facciano riflettere e sperare in un futuro migliore. Genio chi ha inventato il titolo del film della Cortellesi “C’è ancora domani”, sarà stata idea sua anche quello? Le dobbiamo mandare una sciarpa gigante!
Prepariamoci così, umilmente, a un altro anno di intenso lavoro, accettando le difficoltà ma senza mai arrenderci di fronte ad esse. Ci ricorda bene Alessandro d’Avenia nel suo libro “resisti, cuore” (lettura super consigliata!) che per i Greci il tempo è “associato alla filatura e alla tessitura, come narrato nel mito delle Parche, filatrici del destino umano. Il destino è una quantità di lana grezza che viene assegnata a ciascuno e poi trasformata in trama (i fili orizzontali) che si intreccia all’ordito (quelli verticali) sul telaio dell’esistenza. La quantità di filo che è data a ciascuno è la sua vita, e i nodi che intreccia con gli altri fili ne costituiscono la trama”.
Bando alle tristezze quindi, e buon anno di tutto cuore. Il nostro colore è il rosa e chi “vede rosa” sorride e sa far sorridere.
Alberto Costa
Presidente Gomitolorosa